Il mondo di Basilè (Roma, 1974) è stato definito da Achille Bonito Oliva “un universo iconografico risolto tra manierismo tecnologico e surrealismo pittorico”, fornendo “una ibridazione iconografica e …una contaminazione culturale tra Oriente e Occidente” (Thisoriented. Second stage, a cura di A. Bonito Oliva, Edizione Biasa Artspace 2009). Le suggestioni dell’Oriente – è andato recentemente a vivere a Bali - convivono infatti con un profondo radicamento nella romanità.
La ricerca di armonia ed equilibrio tra le masse, gli accordi cromatici, sono elementi distintivi di una ricerca che persegue sempre la bellezza come fine ultimo. La bellezza e l’esotismo divengono assoluti protagonisti in immagini intrise di misteriosa sensualità, come la sacerdotessa orientale, che tiene un cranio animale fra le mani nascondendo la testa tra la massa di capelli, a citare Magritte. Una forte connotazione surrealista caratterizza immagini di personaggi d’oriente perduti in paesaggi desolati, tra architetture lontane, sovrastate da cieli lividi e plumbei.
Queste calibrate iconografie vivono in mondi surreali e virtuali creati digitalmente muovendo da immagini fotografiche create impostando le messinscene come set cinematografici, plasmando il reale attraverso la fantasia, trasportandolo in una dimensione onirica, fuori dal tempo e ben oltre uno spazio fisico preciso ed univocamente individuabile. Sono belle ed inquiete, riducono i contrasti del vecchio mondo ad unità coniugando sacro e profano, futuro e tradizione, oriente e occidente.